diffamazione online

La parola haters è ormai tristemente entrata a far parte dell’uso quotidiano. Indica una categoria di utenti che, nascondendosi dietro i commenti sui social network, offendono persone famose e non famose in maniera pubblica. Ma quando si parla di diffamazione?

La diffamazione sui social

Questa attività è molto diffusa e sembra non trovare freno in qualsiasi fascia d’età. Dai più giovani ai meno giovani, lasciare un commento offensivo e denigratorio su un profilo Facebook o Instagram è diventato un modus operandi perpetrato online. Centinaia di artisti, influencer e politici lottano costantemente contro questo fenomeno.

Le offese possono però, a volte, trascendere i confini dell’opinione personale, e inveire con fatti inventati che ledono l’integrità o la reputazione della persona colpita. Si tratta, in questo caso, di diffamazione, che rimane anche se viene esercitata nei confini virtuali di un profilo social.

La legge sulla diffamazione

La diffamazione a mezzo stampa è già da tempo un reato punibile sul piano penale. Si prevedono multe salate, anche oltre il migliaio di euro. Ma si arriva anche a un anno di reclusione in carcere, se quelle calunnie hanno gravemente compromesso il percorso di vita della persona offesa.

La legge in questione allarga, inoltre, il concetto di offesa alla persona, oltre la mera invenzione di un fatto non vero e denigratorio. Anche la diffusione di un’idea di comportamento o modo di essere che non rispecchia la verità può compromettere la reputazione del singolo agli occhi altrui.

Quest’ultimo è uno snodo fondamentale che sposta la diffamazione facilmente sui social network. Per far sì che il reato di diffamazione sussista, il fatto inventato e denigratorio deve essere pubblicamente raccontato ad altre persone.

Online, questa divulgazione non è soltanto palese, ma è potenzialmente più dannosa. Quello status, quel commento o quel feedback possono raggiungere un numero di persone ancora più alto della diffamazione dal vivo.

Il ruolo dell’investigatore privato

Per dimostrare di aver subito una diffamazione online è comunque indispensabile presentare al giudice delle prove che non è semplice facile recuperare. Chi commette diffamazione si affretta a cancellare i propri commenti e a far sparire traccia delle sue azioni, appena si vede messo alle strette.

È qui che entra in gioco l’investigatore privato, che negli ultimi anni è diventato sempre più esperto di informatica. A lui sta il compito di ritrovare le copie originali di quei commenti. Attraverso questi è possibile risalire alle parole originarie usate per offendere il malcapitato, vittima di diffamazione.

Inoltre, l’investigatore privato è necessario per rintracciare la vera identità che si nasconde spesso dietro falsi profili costruiti ad hoc per denigrare la vittima. Grazie ad un’indagine privata, l’investigatore potrà risalire all’identità di questi haters e fornire alla vittima le prove. Si potrà così presentare ufficialmente una denuncia contro queste persone e questi atti.

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